“Con questa busta paga lei vuole ancora soldi?”. La storia di Maria

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Il passeggero di un auto che subisce danni in conseguenza di un incidente stradale gode di una particolare tutela da parte della legge: la richiesta di risarcimento, in questi casi, può essere indirizzata alla compagnia del vettore (ossia del conducente del veicolo dove il passeggero era trasportato) senza indagare sulla ripartizione delle responsabilità tra i conducenti. Ma, si sa, quando si ha a che fare con le compagnie di assicurazioni anche le cose più semplici diventano complicate.

Benevento, marzo 2014. La nostra cliente, che chiameremo Maria, si sta recando a fare visita ad un’amica, accompagnata dalla sorella, quando l’auto sulla quale viaggiano esce di strada per una disattenzione della conducente, e Maria rimane ferita. Si rivolge, così, allo Studio Blu di Benevento, gestito da Francesca Maio, per avere assistenza al fine di ottenere il risarcimento dei danni fisici subiti, oltre al rimborso delle spese mediche sostenute e al ristoro per il mancato guadagno dovuto all’impossibilità temporanea di svolgere la propria attività professionale.

La richiesta danni, come di consueto, viene documentata in maniera certosina: certificati medici, visite specialistiche, esami strumentali, perizia medico legale, scontrini e fatture, buste paga, dichiarazione dei redditi, contratto lavorativo e tutti gli ulteriori documenti necessari vengono prodotti a sostegno della pretesa risarcitoria della nostra cliente. Ma non basta per ottenere il giusto ristoro del danno subìto da Maria, anzi, per la compagnia è troppo. Il liquidatore incaricato, infatti, riconosce solo parzialmente il danno fisico, e per niente il mancato guadagno, sostenendo che la richiesta di risarcimento sia esagerata oltre che ingiustificata. La “colpa” di Maria, per la compagnia, è quello di avere uno stipendio troppo alto: “Con questa busta paga, vuole ancora soldi?”. E’ questa la sconcertante domanda che il liquidatore rivolge a Francesca Maio durante una delle ultime trattative. Per Maria si aprono, inevitabilmente, le vie del giudizio, dopo aver accettato la misera cifra offerta dalla compagnia a titolo di acconto sul maggior dovuto.

Ebbene, il giudice non ha dubbi: la domanda risarcitoria non solo va accolta, in quanto legittima e fondata, ma risulta senz’altro provata e giustificata in ogni sua parte. Il medico legale nominato dal giudice conferma sia il grado di invalidità permanente documentato inizialmente alla compagnia, sia la congruità di tutte le spese, e viene riconosciuto anche il mancato guadagno.

La compagnia di assicurazioni, pertanto, viene condannata al pagamento della differenza tra quanto richiesto in prima battuta e quanto versato in acconto, oltre alle spese legali.

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